Photo Credit: CIDSE
8 Aprile 2020
Da CIDSE
Una riflessione a cura del nostro Segretario Generale Josianne Gauthier. Photo caption: preghiera interconfessionale alla COP25.
Questa è la Settimana Santa, la fine del periodo quaresimale di digiuno e introspezione e i cattolici in tutto il mondo si preparano per celebrare la luce e la vita della Pasqua; ma per milioni di persone questo non sembra un momento di vita e di celebrazione. In tempi dirompenti come questi, ciò che era già insostenibile viene indebolito fino al punto di spezzarsi completamente. Stiamo assistendo a piccoli crolli dappertutto, che mettono in luce la fragilità e le disuguaglianze dei sistemi che abbiamo posto in essere. Questa crisi – come osservato da Papa Francesco nella sua eccezionale benedizione Urbi et Orbi e nella preghiera per la pandemia – espone “la nostra vulnerabilità e scopre quelle certezze false e superflue attorno alle quali abbiamo costruito i nostri programmi quotidiani”. Mentre affrontiamo gli shock sistemici che provocano grande incertezza e paura, ora siamo costretti a riconoscere la nostra interdipendenza. In effetti, prendersi cura gli uni degli altri è l’unico vero modo per andare oltre queste emergenze interconnesse e c’è così tanto da imparare su noi stessi.
Questo contagio non deriva dalla mutazione di un virus, ma dall’invasione dell’uomo negli habitat selvatici. All’origine di questa crisi ci sono i nostri stili di vita malsani e insostenibili di inquinamento dell’aria, cattiva alimentazione e superlavoro. All’origine ci sono i sistemi sociali che non hanno fornito abbastanza risorse mediche e non sono riusciti a valutare le cure o garantire la sicurezza sociale per rimandare le persone a casa, isolare il contagio e curare i malati. Non siamo uguali di fronte a questa emergenza.La nostra dipendenza, spesso ignorata dai lavoratori vulnerabili che svolgono un lavoro essenziale in tutto il mondo, è stata dolorosamente esposta alla luce del sole. Le catene produttive mondiali – milioni di persone lavorano nella produzione in fabbriche a rischio per la loro stessa vita a causa della scarsa retribuzione – vengono interrotte senza sussidi di disoccupazione o per la salute o messe a dura prova a causa delle attrezzature vitali. Il sistema alimentare globalizzato, ugualmente complesso, ingiusto e insostenibile – dagli agricoltori agli addetti ai supermercati – è stato interrotto dal rifiuto del passaggio ai campi migratori. Quante volte abbiamo trascurato gli operatori assistenziali: gli infermieri nelle cliniche e a casa, il personale di pulizia, gli operatori dell’infanzia, ma anche gli insegnanti e gli educatori– per lo più sempre donne,che ora accorrono per colmare le lacune? Nel frattempo, sappiamo anche che il distanziamento e l’incertezza dell’isolamento hanno anche messo molte più donne a maggior rischio di violenza domestica.
Il lavoro di queste persone ci mantiene in vita, ma le loro vite sono continuamente e attualmente minacciate dal loro lavoro. Questi lavoratori sono costretti a lavorare il doppio e con una protezione inadeguata o senza una copertura sanitaria. Mentre un virus non fa discriminazioni a livello biologico, i nostri sistemi sociali stanno chiaramente favorendo il contagio e la sopravvivenza di alcuni rispetto ad altri, e quelli con un reddito inferiore, con meno benefici e meno diritti stanno combattendo in prima linea contro un nemico invisibile che può toccarci tutti : il COVID-19. La loro vulnerabilità è la nostra vulnerabilità. Siamo tutti interdipendenti. Siamo tutti connessi.
Chi vive in una condizione costante di emergenza non può essere dimenticato. Possiamo essere sicuri che quelle comunità già supportate dai membri del CIDSE, vivono situazioni di risorse scarse o inquinate, migrazione pericolosa, conflitti violenti, oppressione e occupazione e vedranno solo la loro sofferenza aggravata dalla pandemia. Gli aiuti a questi individui non solo devono continuare, ma vanno rafforzati, poiché lottano ogni giorno per sopravvivere in queste condizioni. Sono già appesi a un filo.
Le fragilità profonde del nostro sistema sono state rivelate e le vere soluzioni non possono emergere dalla stessa mentalità che le ha create.
Come società e come umanità, potremmo scegliere una risposta radicale, una vera guarigione delle ferite che ci portano a questa crisi. Nella sua Lettera a tutto il mondo, L’Enciclica Laudato Si’, così come nello speciale Sinodo sull’Amazzonia, Papa Francesco ci ha chiamato a una vera conversione ecologica, una trasformazione nelle nostre prospettive e nei nostri modi. Abbiamo l’opportunità di mettere in discussione i modelli che feriscono la vita su questo pianeta e proporre qualcosa di nuovo.
Il CIDSE ha riflettuto per un pò di tempo su un approccio di cambiamento sistemico, alla ricerca di modelli reali alternativi di consumo, sull’economia e sul nostro rapporto con la natura. Possiamo, per questa volta, ascoltare il grido dei poveri e della terra? Possiamo riconoscere l’abbandono e l’abuso delle persone e del pianeta attraverso i quali siamo giunti a questo punto di frattura? Possiamo tornare ai nostri valori e rivalutare le grandi fonti di vita, cura e lavoro che assicurano la sopravvivenza di tutti noi? Possiamo renderci più semplici e prenderci questo tempo per riflettere e scegliere una risposta che sia una vera guarigione?
I paesi europei hanno dimostrato che possiamo fermare improvvisamente le attività economiche non necessarie per poter affrontare una pericolosa emergenza che riguarda la vita. Tutto ciò è senza precedenti e ci ricorda che affrontare la minaccia esistenziale del cambiamento climatico deve essere volontà politica e un ricopre un vero senso di urgenza. Gli sforzi di alcuni governi di attuare rapidamente politiche socio-economiche precedentemente impensabili, come la sospensione del pagamento dei debiti e la ridistribuzione immediata del reddito mostra che le persone possono essere considerate più importanti del profitto e possono essere sostenute economicamente attraverso una giusta transizione quando si affronta un disastro naturale. Mentre la COP26 è stata rinviata, l’atmosfera continua ad assorbire carbonio e l’azione non può essere rimandata.
Nel lungo periodo, le misure di distanziamento – essenziali per la salute pubblica e quindi il benessere umano – ci hanno catapultato in una recessione, se non addirittura una grave depressione economica. I settori dell’economia non sostenibile sono già in lista per le manovre di salvataggio, e senza alcun principio su chi, perchè e quanti di essi debbano ricevere sostegno, rischiamo di ripetere gli errori della crisi economica del 2008 che ha solo prodotto una maggiore disuguaglianza.
Mentre la crescita economica diventerà quasi impossibile nel nord del mondo, questa diventa una grande opportunità per la giustizia a livello globale. La riduzione del nostro consumo metterebbe meno pressione sul flusso estrattivo delle risorse naturali del sud dell’emisfero, liberando risorse per lo sviluppo di infrastrutture cruciali, specialmente in questi tempi di un urgente bisogno di più cliniche sanitarie e accesso all’energia. Possiamo modellare le nostre priorità economiche sul benessere e un ambiente sano, piuttosto che sulla crescita economica.
Anche in queste ore buie, un debole barlume di speranza si intravede in lontananza. Stiamo assistendo a gesti spontanei di amore, vita, celebrazione, musica, arte e amicizia tra persone vicine. Abbiamo assistito al coraggio sconfinato degli operatori sanitari. Stiamo vedendo che le nostre comunità si stanno unendo mentre le persone, in questo caos, cercano un obiettivo e vogliono offrire aiuto in qualunque modo possibile. Sicuramente, questo è ciò su cui dovremmo concentrarci. L’interconnessione delle persone e delle molteplici emergenze che stiamo affrontando non può più essere negata e così dovrebbero essere le soluzioni che cerchiamo.
Mentre ci prepariamo per la fase post-COVID, possiamo vedere oltre questo momento di confusione e paura e permettere di trasformarci e ascoltare un’altra verità rispetto a quella che ci ha condotto fin qui. Cerchiamo di avere il coraggio e la forza di essere fedeli a ciò che apprezziamo e amiamo: le persone, la natura e la vita. Uniamoci e partiamo da un luogo di verità sul mondo che vogliamo ricostruire insieme, ascoltando i sussurri delicati che sentiamo quando il rumore del nostro stile di vita distruttivo viene messo a tacere.